LE SPEZIE E L'IMPORTANZA CHE
AVEVANO NELL' ANTICHITÀ


Il termine “spezie” deriva dal latino “species” che indica una merce speciale, di valore, che si differenzia dalla merce ordinaria. Il termine venne via via significando le nostre spezie, cioè sostanze vegetali di origine orientale usate soprattutto in cucina: sostanze nobili, riservate a ricchi e potenti, avvolte da un certo mistero, a cui venivano attribuite perfino virtù magiche. Gli antichi sostenevano che gli odori “sono quelle minute particelle che dalla terra ascendono al cielo”. Le spezie, infatti, sono state conosciute, usate, amate fin dall’antichità non solo per conferire sapore ai cibi, ma anche per rendere efficaci e gradevoli i medicamenti, profumati i cosmetici e per onorare gli dei. In Egitto, ad esempio, si faceva largo uso di spezie, di piante aromatiche, di erbe odorose e di gomme resinose.

APPROFONDIMENTO
Questi prodotti erano però riservati al faraone, ai principi, ai sacerdoti; avevano soprattutto una funzione propiziatoria, ma non abbiamo notizia del loro uso in cucina. Nell’antica Grecia, secondo lo storico Erodoto d’Alicarnasso, il commercio di spezie era florido, affidato a carovane che attraversavano a passo lento l’Arabia, provenienti dall’India verso l’Egitto e le coste libano-siriane. Saranno i Greci nel IV° secolo ad affiancare all’uso terapeutico delle spezie, quello culinario: se da un lato il medico Ippocrate di Kos indica come base dei suoi medicamenti le spezie, dall’altro il botanico Teofrasto dichiara che le spezie hanno la funzione di riscaldare e di favorire la digestione. IRomani ereditarono dai Greci l’uso delle spezie, uso che continuò per tutto il Medioevo, quando alcune spezie furono usate anche per tingere panni, dipingere vetri e pelli, preparare inchiostri. Ma certamente la spezia più diffusa e usata fin dal mondo romano era il pepe; nel 92 d.C. a Roma fu necessario costruire particolari depositi detti “horrea pipearia”, cioè granai del pepe. Nel 410 quando Alarico, re dei Visigoti, fece il sacco di Roma pretese, oltre all’oro e all’argento, 5.000 libbre di pepe!
Nel Medioevo il centro italiano di smistamento delle spezie fu Pavia, capitale del regno Longobardo; a quel tempo era diffusa l’usanza di pagare l’indennità di carica a consoli e ufficiali in spezie pregiate come il pepe, la cannella e lo zafferano che venivano offerte a principi e papi, feudatari e ambasciatori, monasteri e soldati vittoriosi come bottino di guerra. Ma fu con le crociate che le spezie assunsero un’importanza di primo piano nel traffico internazionale: a partire dal 1200 ci fu l’introduzione di nuove spezie in cucina (chiodi di garofano, noce moscata, cardamomo, galanga, macis) sia per le loro virtù terapeutiche, sia per un’evoluzione del gusto, sia secondo alcuni autori, per coprire il sapore forte della carne deteriorata da cattiva conservazione. Con la Repubblica Veneziana e i leggendari viaggi di Marco Polo il commercio delle spezie divenne ancora più florido. Questa ricerca quasi ossessiva delle spezie andò scomparendo a partire dalla fine del XVI° secolo; da allora, l’uso di queste “droghe” è diminuito drasticamente fino al nostro secolo.
I testi qui sopra citati sono stati presi dal sito lame scaligere

ANTICHE ROTTE DI NAVIGAZIONE
PER IL COMMERCIO DELLE SPEZIE




I Greci e i Romani fecero uso larghissimo di s.; esse provenivano per lo più dall’Estremo Oriente o dalle regioni rivierasche del Mediterraneo dove pure, al tempo degli Imperi babilonese, assiro, egizio, se ne fece grande uso. Il massimo impiego si ebbe nell’età imperiale per la cucina, nei vini, nella medicina, nei cosmetici, nel culto sia degli dei sia dei morti ecc. Fin dal 7° sec. le s. figurano fra i prodotti che i mercanti siriaci ed ebrei portavano per mare a Marsiglia e diffondevano nell’Europa nord-occidentale. Lo stesso commercio era allora esercitato dai mercanti di Comacchio, e almeno a partire dall’inizio del 9° sec. dai Veneziani. La domanda delle s. nel Medioevo fu relativamente assai più alta che ai nostri giorni, per il posto importante che era loro assegnato in cucina e in terapia. L’Arte dei medici e speziali fu una delle 7 arti maggiori, nell’ordinamento corporativo di Firenze nell’ultimo Medioevo. L’importanza che assunsero nel commercio è dimostrata dal fatto che esso era riservato ai grandi mercanti-banchieri e che le s. seguitarono talvolta a essere usate come mezzo di pagamento. Il commercio subì una trasformazione profonda in seguito alla fondazione/">fondazione delle colonie portoghesi sulle coste dell’India (v. fig.). Presto la corona portoghese si riservò il monopolio di tutte le s., creando per lo smercio di gran parte di esse una propria fattoria ad Anversa. Nel 17° sec. le s. cominciarono a perdere la posizione di predominio che avevano avuto nel grande traffico internazionale tra paesi tropicali e temperati. L’ascesa rapidissima nel consumo dello zucchero, e, a distanza di tempo, del cacao, del caffè, delle materie tintorie, delle materie tessili e dei legni preziosi, finì per assegnare alle s. una posizione sempre più secondaria nel commercio coloniale.
Le Antiche vie del Commercio
Nel 20° sec. l’uso delle s. è stato riservato essenzialmente al condimento degli alimenti, per esaltarne il sapore e migliorarne l’appetibilità, ma si è assistito anche alla riscoperta delle loro proprietà terapeutiche, medicinali e antimicrobiche.

La curcuma detta Curcuma Longa è una pianta originaria dell’isola di Giava, grande pianta erbacea perenne rampicante può crescere fino ad un metro di altezza ed avere un rizoma sotterraneo di circa 10 cm. Conosciuta dai romani come terra merita, nel medioevo veniva usata come colorante per il vetro, per insaporire gli alimenti e con scopi farmaceutici, notevole infatti la fama nella storia come toccasana per l’itterizia, le gastriti e l’acidità.Una volta essiccato il rizoma viene tritato ottenendo così una polvere dal forte colore arancione