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HUMUS il concime naturale per eccellenza

Ossevare la natura e seguire i suoi andamenti è sapienza

Ossevare la natura e seguire i suoi andamenti è sapienza

LOMBRICHI

E’ chiamato “verme di terra”. L’umile e disprezzato lombrico è stato detto giustamente “aratore della terra” per il sistematico ed imponente lavoro di dissodamento del terreno, che compie instancabilmente. E’ pertanto un notevole ausiliario dell’agricoltore. E’ frequente nelle terre grasse. Può raggiungere anche i 30 cm di lunghezza, quando gli anelli sono distesi ed i 10 cm quando si contrae. In Australia ne esiste una specie gigante, che raggiunge ben 2 metri di lunghezza: non sembrerà forse un terribile serpente anziché un povero verme inoffensivo?
Caratteri generali
Ha uno scheletro? Qual è la testa? Quale la coda? Quale la parte dorsale e quella ventrale? Osserva attentamente il corpo di un lombrico. Esso è molle, allungato, di color roseo carnicino o anche bruno, circondato da una sostanza viscida come muco. La pelle è sottile, umida sempre: ha a volte riflessi iridescenti. Il corpo è formato da numerosi anelli, più larghi e cilindrici nella parte più affilata e sottile (quella anteriore) più fitti nelle estremità opposta, che appare anche più appuntita. La parte anteriore è di colore rossastro: l’estremità opposta è di colore più chiaro ad eccezione della punta terminale (ano), dove si nota di solito una tinta leggermente rossa. La bocca è sotto una piccola protuberanza (lobo frontale), che divide in due il primo anello e che si chiama prostomio. Il lombrico non ha occhi: tuttavia, sia pure lentamente, il lombrico percepisce la luce: subito dopo aver percepito la fonte luminosa scappa e si rifugia nella sua tana. La sensazione luminosa la ricevono i primi 2 anelli, in cui sono fasci di nervi. Il lombrico non ha naso: tuttavia possiede un finissimo odorato. Il lombrico non ha orecchi: tuttavia reagisce rapidamente alla minima vibrazione trasmessa attraverso l’aria o attraverso il terreno. Osserviamo ancora la regione anteriore del lombrico: ad un terzo potrai vedere un rigonfiamento: si chiama clitello e serve per la riproduzione. Esso infatti produce il bozzolo, che chiuderà le uova, dopo che sono state deposte. Nei piccoli lombrichi, il clitello non c’è ancora. Osserva ora con l’aiuto d’una buona lente gli anelli del lombrico: ognuno di essi è dotato di otto scintillanti piccoli peli uncinati o setole (2 paia sono laterali e 2 paia sono ventrali). Il verme può ridurle o metterle fuori dalla sua pelle, come desidera. Queste setole sono poco sporgenti. Se, ad esempio, un lombrico desidera muoversi in avanti nelle sue gallerie sotterranee, mette fuori le setole nella parte posteriore perché esse afferrino le pareti della sua tana. Quando è bene ancorato, il verme allunga la parte anteriore, dopo avere ritirato le setole di questa parte, cosi che non impediscano il movimento. Quando il lombrico si è del tutto allungato, allora mette fuori le setole della parte anteriore in modo da afferrare bene le pareti della sua dimora e ritira le setole della parte posteriore. Poi allunga la parte posteriore, tirandola verso la testa. E cosi, strisciando, l’animale si muove. In genere ama procedere in avanti, ma egualmente bene può muoversi all’indietro.

Tratto dal libro "La favolosa storia delle verdure" di Évelyne Bloch-Dano

Mangiare di stagione vuol dire prima di tutto mangiare saporito! Scegliendo verdure fresche e raccolte secondo la loro maturazione naturale porterai in dote al tuo palato una ricchezza straordinaria e unica. 

Perché non vale lo stesso fuori stagione? Perché, anche se di stagione in un altro paese o continente, le zucchine che porterai sul tavolo a dicembre avranno probabilmente viaggiato per giorni oppure saranno state conservate a lungo in celle frigo. Perché allora non attendere qualche mese per godere di un sapore pieno in cucina? Mangiare di stagione vuol dire anche mangiare salutare perché le verdure non hanno bisogno di trucchi per crescere, soprattutto se scegli prodotti da agricoltura biologica, senza additivi sconosciuti. In aggiunta, cambiare i cibi in tavola secondo le stagioni vuol dire diversificare in automatico l’apporto di vitamine, sali minerali e altri nutrienti di cui il tuo organismo ha bisogno.

Le piante che seguono il loro normale ciclo di vita presentano una quantità maggiore di nutrienti e principi attivi e apportano la giusta quantità di calorie in relazione al periodo dell’anno. Questo significa che le proprietà nutrizionali di un determinato alimento, se è coltivato fuori dalla sua stagione abituale, potrebbero risultare “falsate” e quindi esserci meno utili.

Oggi è vero possiamo trovare (e acquistare) ogni tipo di frutta e verdura in ogni mese dell’anno. Questa disponibilità infinita, però, vuol dire sostenere costi maggiori che verranno inevitabilmente inclusi nel prezzo finale. Quali costi? Le maggiori spese per la produzione fuori stagione, ovvero per gli artifici che sfidano il clima avverso, ad esempio con additivi per la coltivazione oppure ricorrendo a serrre riscaldate. I costi di conservazione, ad esempio nelle celle frigo in cui sono immagazzinati i prodotti per periodi più o meno lunghi in attesa di essere richiesti (e spediti a destinazione), e/o. I costi per il trasporto dalle regioni (o dai paesi esteri) in cui il prodotto è di stagione, fino a giungere al supermercato sotto casa. Come risparmiare? Scegli le verdure nel mese giusto, così da evitare che il prezzo ti faccia pagare  la scelta di acquistare un prodotto fuori stagione.

E in questo periodo di crisi non è poco. Dato che gli ortaggi di stagione non hanno bisogno di serre, non si consuma energia aggiuntiva per farli crescere e maturare: sfruttano già quella del sole. Se poi scegliamo prodotti a km zero, coltivati cioè vicino al luogo di residenza, il risparmio è ancora maggiore, perché abbatteremo anche i costi di trasporto.

I maggiori costi sono economici ma anche e soprattutto ambientali. Un tir che attraversa l’Europa con dei pomodori esotici, le celle frigo che tengono buone le verdure anche per settimane e la produzione in serre riscaldate mentre fuori magari si gela sono tutte attività energivore che consumano in definitiva benzina (combustibili fossili) e aria pulita. Pensa anche alla biodiversità: perché limitarsi alla varietà prescelta per essere prodotta fuori stagione, se basta aspettare alcuni mesi per avere l’intero arcobaleno di sapori che frutta e verdura  anche nelle diverse specificità regionali da nord a sud sono in grado di offrirti in stagione? Scegli quindi cibi locali, vicini, conosciuti. La filiera corta è la prima e migliore garanzia che i prodotti che porti in tavola siano davvero freschi e genuini.

I peperoni o le zucchine a dicembre hanno un costo ambientale elevatissimo: per farli crescere servono grandi serre riscaldate e illuminate che richiedono molta energia, spesso proveniente da combustibili fossili. Anche pesticidi e fertilizzanti utilizzati per i cibi fuori stagione sono di sintesi, quindi derivati dal petrolio. Gli ortaggi fuori stagione, dunque, risultano molto inquinanti. Se poi provengono da altri Stati e aggiungiamo il costo ambientale dei trasporti (su strada o aerei), ancora di più! Tutto ciò significa anidride carbonica che si va ad aggiungere a quella già presente in atmosfera, incrementando l’effetto serra e peggiorando la situazione globale

Cambiamo il mondo un pasto alla volta. Mangiare verdure di stagione ogni giorno può avere un grande impatto su ciò che abbiamo intorno. Con la consapevolezza del grande potere che parte proprio dal nostro piatto. Così da essere davvero buoni, in tutti i sensi.

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